GeoStrategia Digest #37
GeoStrategia è un servizio di analisi di Stroncature che si occupa di questioni strategiche e sicurezza internazionale, intese quali nuove variabili indipendenti che si impongono agli Stati e alle aziende, in un contesto globale dove l’ordine internazionale si va configurando non più secondo le logiche della convenienza economica e della competitività ma secondo quelle più antiche di amico e nemico. Tutti i contenuti sono riservati agli abbonati a Geostrategia.
Il ruolo strategico in espansione dell’Australia in Asia: tra autonomia e pressioni alleate
L’acquisto da parte dell’Australia di missili supersonici AIM-120C-8 e AIM-120D-3 dagli Stati Uniti per un valore di 1,3 miliardi di dollari non rappresenta un’ordinaria operazione di procurement militare. Esso riflette una più ampia riconfigurazione della postura strategica di Canberra, determinata sia dall’instabilità regionale sia dalle crescenti pressioni statunitensi per trasformare l’Australia in un nodo pienamente operativo dell’architettura difensiva indo-pacifica. Sebbene il governo Albanese rivendichi un approccio sovrano nella pianificazione delle capacità, l’acquisizione conferma le aspettative di Washington che l’Australia assuma un ruolo più attivo nella deterrenza, in caso di escalation con la Cina. Il messaggio statunitense è esplicito: l’Australia deve passare da partner periferico a contributore in prima linea.
La doppia strategia del Pentagono prende forma
Il ciclo di contratti del Dipartimento della Difesa statunitense del 1° luglio 2025 offre una chiave di lettura del nuovo paradigma dell’industria della difesa, fondato su un doppio imperativo: ricostituzione industriale e trasformazione digitale. Con oltre 7 miliardi di dollari in contratti assegnati nei domini terrestre, marittimo, aereo, spaziale e cibernetico, il Pentagono punta chiaramente a ricostruire le capacità fondamentali per la guerra convenzionale, accelerando al contempo l’integrazione di tecnologie di nuova generazione. Questa strategia a doppio fuoco riflette la consapevolezza che una deterrenza credibile negli anni Trenta del XXI secolo richiederà sia una profondità nelle scorte di munizioni sia un’elevata sofisticazione nei sistemi definiti dal software. La forma del potere militare statunitense si sta ridefinendo tanto nel codice quanto nell’acciaio.
UKDI: il Regno Unito consolida l’ecosistema dell’innovazione per la difesa
Il lancio della struttura UK Defence Innovation (UKDI), avvenuto il 1° luglio 2025, segna un cambiamento strategico nell’approccio del Regno Unito allo sviluppo tecnologico e all’innovazione militare. L’iniziativa integra quattro organismi precedentemente distinti—la Defence and Security Accelerator (DASA), la Defence Innovation Unit (DIU), gli Innovation Hubs delle Forze Armate e l’unità Future Capability Innovation (FCI) all’interno della Defence Equipment & Support (DE&S)—in un’unica piattaforma centralizzata, concepita per accelerare i processi innovativi secondo una logica definita dai vertici del Ministero della Difesa come “a ritmo di tempo di guerra”. Dotata di un budget annuale vincolato di 400 milioni di sterline e di un mandato che abbraccia sicurezza nazionale e politica industriale, UKDI si candida a diventare il principale strumento britannico per l’identificazione, la sperimentazione e la scalabilità di tecnologie dual use e a uso militare.
Minacce alle infrastrutture critiche subacquee in Europa
Le infrastrutture subacquee – cavi sottomarini per telecomunicazioni, condotte per gas e petrolio, nonché cavi elettrici sottomarini – costituiscono la spina dorsale invisibile dell’economia e della sicurezza europea. Si stima che oltre il 97-99% del traffico Internet intercontinentale transiti attraverso cavi in fondo al mare, veicolando ogni giorno dati cruciali e transazioni finanziarie per un valore di circa 10 mila miliardi di dollari. Analogamente, oleodotti e gasdotti sottomarini assicurano forniture energetiche vitali, mentre elettrodotti subacquei interconnettono le reti elettriche di vari paesi. Queste “arterie” digitali ed energetiche, un tempo date per scontate, sono oggi riconosciute come bersagli potenziali in scenari di conflitto ibrido e guerra economica. Episodi recenti – dall’esplosione dei gasdotti Nord Stream nel Baltico nel 2022 al danneggiamento sospetto del gasdotto Balticconnector fra Finlandia ed Estonia nell’ottobre 2023 – hanno dimostrato la vulnerabilità di tali infrastrutture, spingendo UE e NATO ad elevarne la protezione a priorità strategica.